Un giorno non stavo bene. Mi chiesero cosa non andasse. Risposi e mi dissero ‘ma perché non fai una bella merenda?!’
Il mondo il dolore lo conosce così, come qualcosa che accade tra una merenda e un’altra. Tipo una carie. Una carie che però solletica il tuo più recondito nervetto, che non sapevi neanche di avere. Una carie non sta mai zitta e le persone inizieranno presto a chiederti perché non le ascolti. In realtà non si ascolta con la bocca, questo è vero, però pian piano il resto del mondo si affievolisce, diventa fioco. Il dolore continua. Mette in dubbio tutto. La tua esistenza diventa meno piacevole. Un velo di polvere scende e ricopre la tua vita per un po’. Tu sei in dubbio su cosa fare, Shakespeare ti dice
“Date parole al vostro dolore altrimenti il vostro cuore si spezza”
ma le persone con cui parli continuano a chiederti se preferisci le omlette o i pancake da unicorno. Declini l’invito. E alla fine non rimane niente. Soltanto tu e la tua carie. E la convinzione che dovrai estirparla da te, tra le lenzuola sudate di pianto.
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